Piccolo Resoconto

29.01.2000

07:00

192806 km

St. Moritz

Fa freddo, il vento soffia ed è tempo di alzare le vele!

Il motore fa le bizze, è in sciopero e non vuole avviarsi. Anche lui ha freddo. Poi però si avvia come per miracolo. Deo gratias, sarebbe stata un'avventura cominciata male!

Partiamo all'alba, è bello vedere le montagne che si colorano e il mondo che si risveglia. Ma noi siamo svegli?

 

09:00

192904 km

Pfunds

Le formalità doganali fra Svizzera e Austria sono divertenti! Il baffuto funzionario austriaco ci consegna un formulario da riempire. Il suo collega fuma tranquillo una sigaretta.

Qui ci vorrebbe mia nonna: lei è un'esperta in cruciverba! Lasciamo molte caselle vuote…

Chiediamo aiuto al funzionario, ma che lingua parla? Non ho mai sentito un tedesco simile!

A quanto sembra la triplice copia carbone non ha funzionato, riscriviamo quindi il cruciverba… ed è una soddisfazione vedere il doganiere prima chiedere informazioni al collega, poi prendere un formulario diverso e sbagliato.

Si comincia a capire perché ci siano così pochi austriaci in giro… sono tutti nelle barzellette!

Il tempo passa fra un timbro, un bollo e una firma… Finalmente arriva il capobanda, sposta una cifra da una casella all'altra, scuote la testa in segno di disapprovazione. Fosse per lui licenzierebbe tutti!

Paghiamo un decimo del valore del carico e finalmente il nostro carico riceve i sigilli. Nessuno ha visto cosa trasportiamo, nessuno può rompere i sigilli. La prossima volta caricheremo anche armi.


13:00

193130 km

Innsbruck

Sull'autostrada guido per la prima volta il mostro da 3300 cm3 cubi di cilindrata. Raggiungo subito la velocità di punta di 93 km/h e poco dopo Fabio grida disperato… Davvero non dovevo inserire la terza! Per fortuna nessun componente ha deciso di fusionare e biella e pistoni sono sempre al loro posto. Mistupishi Canter.

 

19:30

193645 km

Nickelsdorf

Passata Vienna e la sua raffineria puzzolente, arriviamo finalmente alla frontiera austro-ungarica. Siamo in posizione un po' pericolosa: all'inizio dell'uscita autostradale c'è una colonna interminabile di Tir, i fratelli maggiori e rispettabili del nostro Mitsubishi Canter.

Dormiamo sonni tranquilli in un hotel vicino alla frontiera.

 

30.01.2000

 

07:00

193657 km

Nickelsdorf

Mio il compito di fare colonna davanti alla dogana ungherese, mentre Fabio aspetta Michel all'hotel. Michel è un maestro di Zuoz in pensione e a 71 anni gira il mondo in Subaru. Michel sarà la nostra guida in questi paesi.

Arrivo alla dogana senza incontrare colonna e giro la camionetta fra i sorrisini dei doganieri. La dogana per i bus non è la dogana per i camion.

Nemmeno alla dogana dei camion c'è colonna. È sabato, giorno di festa per i camion! Le buone notizie non finiscono mai! In dogana ci aspettano nuovi funzionari, nuovi timbri e nuovi bolli.

Fabio e Michel mi raggiungono camminando sull’autostrada, fermati più volte da persone insospettite e armate fino ai denti. Dal loro umore capisco che hanno dovuto mostrare più volte il passaporto collezionando la bellezza di 5 timbri.

 

 

12:30

193846 km

Budapest

Siamo a Pest e pediniamo la Subaru di Michel e Kim. Il tragitto suona così: Pest - Buda - Pest - Buda - Pest... Attraversiamo quasi tutti i ponti della città. Michel ha origini ungheresi e ci mostra di buon grado le meraviglie della città: il ponte della libertà e i leoni guardiani, il parlamento, la galleria sotto il parlamento, la teleferica che sale al parlamento, il bel Danubio blu. I nomi degli altri edifici non li sappiamo!

 

La prossima volta però ammireremmo più volentieri il tutto a piedi! Infatti l’inseguimento nel traffico cittadino è alquanto pericoloso: Michel viaggia come un matto, e Fabio lo insegue magistralmente della capitale ungherese. Semafori, omini, omini su strisce pedonali, lampioni, idranti, ambulanze, macchine a sinistra, sorpassi a destra, omini sui lampioni e ancora semafori.

Ci fermiamo alla pensione Uhu, dove Michel alloggia quando è in missione.

 

 

15:00

194012 km

Kecskemét

La strada fin qui? Prendi la E60 e continua diritto per due giorni di fila!

Dopo Budapest attenzione però: le quattro corsie diventano due, e nella seconda viaggiano Tir in direzione contraria.

Sto rientrando sulla strada principale e un bisonte della strada ha l'idea geniale di sorpassare una macchina! Per fortuna rinuncia appena in tempo. Recita un vecchio adagio: niente frittata senza uova rotte!

 

31.01.2000


10:15

194152 km

Artánd

Eccoci alla frontiera rumena! Ah qui si che ci accoglieranno con i dovuti onori! Difatti aspettiamo 4 ore, giriamo da un ufficio all'altro sempre più disperati. I papiri da riempire sono molti! Un funzionario mormora qualche parola, ci vuole offrire un caffè! Sì, sì grazie! Ah ops… dai gesti sembra che voglia caffè per il suo ufficio. Caffè non ne abbiamo.

Quando ho scattato la foto del passaporto non avrei dovuto indossare quel maglione grigio a righe.

"No, non sono un ricercato!", ripeto per l'ennesima volta al controllo passaporti!

Di per sé qui avremmo dovuto transitare gratis: invece il passaggio ci costa 188000 Lei (ne diamo 200000, niente resto né ricevute) e una rivista.

Superato il meridiano, spostiamo gli orologi un'ora avanti.

 

12:30

194310 km

Oradea

La E60 è diventata un gruviera! Siamo su di un piccolo passo a 600 metri d'altitudine. Appena dopo aver passato il punto più alto, incontriamo un bisonte fermo sulla carreggiata. È bruciato e sventrato, per terra ci sono vestiti e cappotti bruciacchiati e inutilizzabili. Ma è solo un attimo, non ci fermiamo in ossequio alle leggende che Michel racconta.

Buchi dappertutto! Facciamo più volte il test dell'Alce senza riuscire a capottare Mitsu che saltella impazzito come una bestia ferita. Mitsu ha tutti gli optional come ad esempio il freno a motore, ma le sospensioni cominciano a sentire i loro 18 anni di servizio. Diciamo pure che sono da sostituire.

Sulla sinistra abbiamo un oleodotto arrugginito che ci accompagna. Speriamo non esploda proprio oggi!

 

13:20

194356 km

Ungheni

Arriviamo ai primi paesini rumeni, costruiti lungo la strada. Sembra sia passata la guerra, tanto le case sono distrutte.

Ci sono molti cavalli che trainano carri. Trasportano di tutto, anche un maiale in gabbia. Ci sono anche molte automobili, le Trabant, le Dacia (sono Renaults e una fabbrica rumena ne ha acquistato la licenza) e macchine che si vedevano molto una decina d'anni fa in Europa. Prima ci sorpassavano tutti, improvvisamente siamo sul veicolo più veloce!

C'è tanta, tantissima gente che fa autostop. I trasporti pubblici in parte esistono, però pochi ne fanno uso per un semplice motivo: se arrivano, o arrivano con mezz’ora d’anticipo, o due ore di ritardo!


17:30

194591 km

Tirgu Mures

E' scesa la notte, e sulle strade ci sono ora quattro occhi. Guidare è diventato pesante: l’illuminazione stradale non esiste, si incontrano spesso carri senza luci e passanti, in gruppi di tre o quattro. Gli incidenti fra animali e macchine sono molto frequenti; le carcasse di cani, volpi e gatti si vedono spesso ai lati della strada. Quando sulla corsia di sinistra arrivano Tir, addobbati come alberi di Natale, rallentiamo quasi fino a fermarci per evitare incidenti.

 

19:40

194631 km

Dumbraveni

Siamo al capolinea! Davanti ad un portone ci aspettano il padre e la madre adottivi di Alina, una bella ragazza venticinquenne dai capelli neri. La loro casa è semidistrutta come tutte le altre, ma all'interno, al contrario, è accogliente; ci sono dei bei quadri alle pareti, una stufa a gas d'ardesia e bei mobili antichi. Mancano però servizi igenici e una doccia. Dumbraveni non ha acquedotto.

Alina ha una figlia di 9 anni, Consuela, che ci insegna a contare in rumeno: uno, doi, trei, catro, cinc, schase, sciapte, opt, noue, theci, ontsch…

È uno spettacolo vederla saltellare sul divano mentre canta la cucaracha. Forse la sua nonna lo apprezzerebbe un po' meno!

Comunicare è difficile: Michel parla ungherese col padre e la madre, Alina mastica poco tedesco e il rumeno si rivela impossibile da capire, nonostante la sua radice latina.

A gesti capiamo che ha nevicato molto (neve si dice thapata) e che nella zona di Oradea sono cadute "avalanches".

Inoltre il padre, che ora ha 68 anni, andava da giovane a "piscar" vicino all'unico porto rumeno sul "Mar negro", Costantia, e ci parla con piacere dei grossi pesci che ha acchiappato. Il più piccolo sarà stato lungo 60 centimetri!

Cambiano i paesi e le tradizioni, ma i pescatori no!

Chi dice che i cinesi sono ospitali? I rumeni lo sono di più!

La famiglia ci offre una buona cena a base di carne macinata avvolta in una verdura che cresce dappertutto in Transilvania (oppure Siebenbürger, la provincia rumena dove siamo) ed una salsa a base di cipolla da spalmare sul pane. I nostri tentativi di dormire per terra con l'unico bel regalo militare, il sacco a pelo, cadono tutti a vuoto. Noi dormiamo nei letti, Michel, il nonno, la nonna e Consuela sui tre divani, ed Alina per terra.

Da sinistra a destra: Miciu, Gilo, Alina e Michel

01.02.2000

Ci rechiamo all'ufficio spedizioni di Mediasch, la città di 10000 abitanti vicina al paesino di Dumbraveni. Cominciamo le formalità per consegnare la nostra merce ad una dottoressa del posto.

Mentre la dottoressa e Michel combattono a colpi di papiri, timbri, bolli, firme e controfirme, conosciamo il cugino di Alina, Virgilio Stoke detto Gilo, e con piacere apprendiamo che ha la nostra età e parla meglio di noi il tedesco: è stato in Germania in una scuola per agricoltori.

Gilo ci mostra la fabbrica malridotta davanti a noi: racconta di come essa consumasse dieci volte più energia di quanto si potesse comperare coi ricavi dell'alluminio prodotto. Dopo la rivoluzione del '90 la fabbrica impiega soltanto un decimo degli operai.

Durante il regime comunista non c'erano disoccupati: chi non lavorava finiva direttamente in prigione, assieme agli ubriachi che in un momento di follia insultavano Ciausescu e il suo governo.

Ora chiunque può girare per le strade a bestemmiare Constantinescu, l'attuale presidente della Romania, senza paura di sanzioni. La rivoluzione ha regalato libertà e ha tolto il lavoro a molta gente. Con la libertà non si mangia.

Scarichiamo finalmente a Medias verso le quattro di sera il vecchio e fedele Mitsu: scarichiamo i letti, i sacchi di scarpe e vestiti, le scatole di piatti e bicchieri, i comodini, davanti alla casa della dottoressa, che ci aveva promesso un deposito che però non si è visto. La maggior parte del carico è destinata ad un orfanotrofio, ad Alina abbiamo portato tutto il necessario per aprire un negozio di parrucchiera.

Alla sera Gilo ci ospita a casa sua. A casa ha una doccia, di fabbricazione russa nel senso che da ogni tubo perde acqua, ma pur sempre una doccia!

Gilo ci offre un buon bicchiere di vino e continua il racconto interrotto nel pomeriggio.

Il salario medio qui è di 100 marchi, circa 85 franchi svizzeri. Una persona benestante guadagna il doppio.

Il padre di Gilo è un chimico in pensione, e con la sua pensione può vivere bene. Nel comunismo rumeno, chi lavorava nel settore chimico e in quello minerario beneficiava di un pensionamento anticipato, per i pericoli supplementari corsi durante il lavoro. Anche per questo Gilo ha potuto frequentare il corso di agricoltura in Germania, mentre sua sorella studia marketing all'università.

La Transilvania è pure la terra del conte Dracula. Un conte giusto ma severo, troppo severo, con l'insana abitudine di impalare i contadini che non pagavano le decime.

Un marchese che gli fece visita di notte si perse nel bosco. E l'indomani constatò che quello non era un bosco, ma una foresta di pali. E suoi pali migliaia di contadini giustiziati, infilzati in quel modo orribile.

Da qui nacque la leggenda del conte Dracula assetato di sangue, che di notte si tramuta in vampiro, un pipistrellone che succhia sangue al bestiame. Leggenda o no, noi abbiamo mangiato molte cipolla e aglio. Non si sa mai.

Ciausescu si è bruciato quando ha dato l'ordine di sopprimere la rivolta scoppiata a Timi Soara (una città che si trova a sud-est della Transilvania). I manifestanti si erano radunati nella piazza principale. I carri armati arrivarono da ogni strada e non si fermarono fino al centro della piazza. Schiacciarono tutti.

I media, radio e televisione, diffusero la notizia. Timi Soara, covo di mafiosi, commercianti d'armi e droga, aveva ricevuto la lezione che meritava.

Nessuno credette a questa storia, e poco dopo Ciausescu venne impiccato assieme a sua moglie, mentre la democrazia tentava i suoi primi passi traballanti.

Qui finisce il racconto di Gilo.

 

02.02.2000

L'ufficio spedizioni di Mediasch ha promesso i papiri necessari per il ritorno di Mitsu per le 9:30. Due giorni per un papiro, l'equazione burocratica universale! Li riceviamo alle 11 dopo numerosi rinvii.

Girare per le strade di Mediasch ricorda il Far west. Dappertutto piccoli negozi con mille servizi da offrire! È vero: le pizze non si mangiano a causa del forno rotto, cambiare soldi è difficile perché i valori dei cambi di valuta arrivano da Bucarest soltanto a mezzogiorno, e le fotocopiatrici del posto aggiungono una bella riga nera al centro dei documenti.

Però è un inizio, è bello vedere il giornale del posto pieno di articoli e col risultato dell'ultimo sondaggio elettorale. Gilo dice che le nuove tecnologie arrivano piano piano anche in Romania.

Pochissima gente, qualche bambino, che chiede elemosina per un semplice motivo: nessuno ha qualcosa da dare. Niente cartoline, Mediasch non è posto per turisti.

Prima di tornare a casa, Michel ci spiega il suo modello di aiuto umanitario. Michel ha un grande deposito a Zuoz in Svizzera, dove ci sono centinaia di letti, sacchi di vestiti, libri… Naturalmente un piccolo trasporto come il nostro non è ottimale dal punto di vista economico: troppe spese per la benzina e per il nostro sostentamento. Di solito Michel parte con tre bisonti della strada, carichi fino all'ultimo centimetro cubo.

Una volta che la merce è arrivata in Romania, viene data ad un negozio che la rivende ad un decimo del prezzo iniziale.

Sull'insegna del negozio si legge in rosso: " Elvetia Second Hand Shop".

I ricavi finanziano una mezza dozzina di progetti: uno di questi si preoccupa di dare un pasto caldo al giorno ai più poveri della città, un altro organizza un bus per trasportare i ragazzini a scuola, un altro ancora finanzia una palestra per handicappati.

Il modello ha funzionato bene a Shigi Soara, (città a circa 50 chilometri di distanza) per molto tempo. Noi abbiamo visto la palestra e il negozio.

Ora però Michel cerca un nuovo partner, a causa di divergenze con la direzione di Shigi Soara.

Gilo ha offerto metà della sua stalla come deposito merci. A Michel manca ora qualcuno che si occupi della distribuzione. Nei prossimi giorni cercherà altre persone disposte ad aiutarlo.

Riconosciamo a Michel il grande lavoro che fa.

Salutiamo tutti. Per noi comincia il ritorno verso casa. Quasi senza storia.

 

13:15

194731 km

Turda

Sul passo incontriamo un altro collega (oramai ci sentiamo anche noi un po' camionisti) che ha parcheggiato il suo bisonte in un fosso. Non ci fermiamo in ossequio alla leggenda che vuole due camionisti uccisi mentre aiutavano un automobilista in panne. Mah… Cose così capitano dappertutto in Europa.

Saltiamo tutta la colonna di Tir che aspetta lo sdoganamento. Più di duecento. Siamo vuoti e vogliamo un trattamento coi guanti. Un poliziotto ci ferma, grida "Skandal", sorpassare così tutti quei camion! e chiede 50 marchi di tangente. "Skandal" diciamo noi e paghiamo la tangente. Duecento sono davvero troppi. L'hotel ci aspetta al di là del confine.

Un'altra dogana, un altro show: ci chiedono se abbiamo coltelli. Coltelli noi? Ma no, siamo gente pacifica! Ah ops… abbiamo frainteso, il funzionario vorrebbe un coltellino svizzero… che si sappia, il nostro coltellino svizzero è sacro, piuttosto facciamo un giorno di dogana.

Superato il meridiano, spostiamo gli orologi un'ora indietro.

 

03.02.2000

12:50

195293 km

Budapest

Mezza giornata di sosta a Budapest. Visitiamo il ponte della libertà e i leoni guardiani, il parlamento, la galleria sotto il parlamento, la teleferica che sale al parlamento, il bel Danubio blu. I nomi degli altri edifici non li sappiamo!

 

04.02.2000

12:00

195630 km

Salzburg

Partiamo da Budapest alle sei. Non abbiamo la cartina dell’Ungheria e la segnaletica stradale è ancora da inventare. Come facciamo a tornare a casa? Grazie ad un aggeggio che noi chiamiamo affettuosamente. Gippi, proprio perché ci ha permesso di ritrovare la strada di casa (le miga la via da l’ort!). Gippi è un sistema di posizionamento globale, un cosiddetto navigatore satellitare (GPS) , il quale ci permette di sapere esattamente dove ci troviamo con una precisione di 20 metri dovunque sulla piccola pallina che si chiama Terra. Gippi sa a memoria tutte le strade, tutti i paesi e le città del mondo.

Nella sterminata pianura ungherese, dove l’autostrada si estende per centinaia di chilometri senza fare una piega, senza l’ombra di una curva quindi, le gare fra camionisti sono un’attività piacevole con risvolti agonistici. Anche noi ci lanciamo in questa sfida: alle 11:51 cominciamo una manovra di sorpasso, scartando “agilmente” il tir di fronte. Verso le 11:54 siamo testa a testa, ma ci mancano alcuni cavalli per completare la manovra, che guadagnavamo mentre eravamo in scia al bisonte. Stufo della vista del panciuto camionista alla nostra destra, leviamo il piede dall’acceleratore e ci rimettiamo in colonna, salutati dall’allegro strombazzare del corteo formatosi alle nostre spalle. Alle 11:55 ci ritiriamo dalla competizione.

Maciniamo chilometri e chilometri. Ottimi i pommes frites austriaci con Schnitzel e conserva. Arriviamo in serata in Engadina, carichiamo i pannelli di compensato di Kim, che serviranno agli esploratori di Poschiavo per disegnare il mondo e il puzzle delle nazioni che verrà esposto al campeggio cantonale di Cavaglia. Carichiamo la piantina di Fabio a St. Moritz e la portiamo a casa. Non è una piantina, è la giungla.

 

23:30

196440 km

Poschiavo

196440 - 192806 = 3634 chilometri in sei giorni. 520 litri di benzina diesel (in Romania si dice motorina!).

14.3 litri per 100 chilometri. Questi i numeri della nostra piccola impresa.

Fa freddo e il vento soffia…

Miciu e Zanet con Michel e Kim